Che cosa vi ha portato la Befana: dolci o carbone?
La Befana trae origine dalle tradizioni medievali secondo le quali le dodici notti tra il 25 dicembre e il 6 gennaio si caratterizzavano per avvenimenti magici e misteriosi. In questo periodo i cieli erano solcati dal volo di strane figure femminili che avevano il potere di propiziare la fecondità e la fertilità. Si credeva che queste figure femminili fossero tutte al seguito di Diana, l’antica dea romana legata alla vegetazione e alla fertilità, il cui culto era straordinariamente sopravissuto nonostante la diffusione del Cristianesimo.
La Chiesa condannò queste credenze – avvalorandone in questo modo l’esistenza – in quanto retaggio degli antichi culti pagani, e, nel tentativo di estirparle le indicò come dovute all’influenza satanica. Con il tempo le divinità dei campi divennero nella fantasia popolare delle vere e proprie streghe, e i loro voli a cavallo fra il vecchio e il nuovo anno, volti originariamente a procurare fertilità, si trasformarono in fenomeni diabolici.
Diverse, secondo le tradizioni, sono le divinità femminili vaganti nelle dodici notti: Abundia (dal lat. Abundantia) o Satia (dal lat. Satiaetas), Erodiade , Holda , Frau Berchta. Nelle dodici notti si aggiravano, secondo le credenze medievali, numerose creature diaboliche, per allontanare le quali in alcuni luoghi si faceva bruciare della resina di pino o si faceva un gran rumore per i prati e per i campi attorno agli alberi da frutta.
Queste figure hanno dato origine in Italia alla vecchina del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo di una scopa che, nella dodicesima notte, lascia dolci o carbone ai bambini: in lei confluiscono la generosità di Strenia che portava ai bimbi romani piccoli doni, e l’aspetto truce di Berchta. E i falò del 6 gennaio sono i discendenti di quei fuochi accesi dai Romani per festeggiare la nascita del sole.
Il nome proviene dall’evoluzione del termine colto Epifania. Il suo fenomeno è diffuso in una larga fascia dell’Italia e la sua origine è difficile da datare: è il risultato finale di un lento sovrapporsi di miti diversi, e superficialmente la sua nascita può collocarsi nel XIII secolo. La Befana parlava l’incomprensibili lingua delle streghe ed era in grado di esprimersi in qualsiasi idioma e dialetto. Alcune tradizioni narrano che era addirittura in grado di cambiare il sesso o l’aspetto di uomini, donne e animali.
La notte dell’Epifania, dopo la mezzanotte, la Befana esercitava il meglio dei suoi poteri miracolosi: in quella notte i muri delle case potevano trasformarsi in cacio o ricotta, le lenzuola lasagne, l’acqua poteva trasformarsi in vino, in olio o in oro; gli alberi potevano riempirsi di frutti. Si diceva anche che quella notte gli animali acquistassero la parola e conversassero fra di loro. Ma il prodigio più grande era proprio l’arrivo della Befana a cavallo della sua scopa , carica di tutti i suoi doni. Il luogo attraverso il quale scendeva nelle case, il camino, è anch’esso significativo: è il punto più vivo della casa, la sede del fuoco, il fulcro della domesticità.
La Befana tradizionalmente lascia i suoi doni nelle calze che i bambini lasciano bene in vista, prima di andare a dormire, accanto al camino. In alternativa alle calze, a seconda delle tradizioni e dei costumi, si esponevano scarpe e stivaletti vuoti. Nelle calze la Befana lasciava dolci o carbone.
Come si è detto la Chiesa sovrappose la festa dell’Epifania alle antiche festività pagane: l’uso delle strenne scivolò dal capodanno al 6 gennaio e la festa fu riproposta come ricordo dell’offerta dei Tre Re, che divennero i protagonisti della distribuzione e dello scambio dei doni. Ma lo spirito pagano di fondo rimase sempre vivo fra la gente. La Befana è una sorta di compromesso tra la Chiesa e quel che c’era prima di quella. Per i bambini il suo arrivo spande nell’aria un senso di timorosa attesa, di grande aspettativa: in alcune regioni, la sera della vigilia, i bambini traevano dagli oroscopi improvvisati sul camino acceso le previsioni (le indovinelle) circa la generosità della Befana nei loro confronti. A partire dall’Ottocento iniziò la tradizione delle letterine alla Befana.
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