Feste e ricorrenze legate al culto dei defunti
Feste e ricorrenze legate al culto dei defunti
Ogni anno, in occasione di Halloween, si accende la polemica relativa all’influenza che questa festa esercita sulla nostra cultura. In realtà Halloween non è altro che una delle tante manifestazioni, inerenti al culto dei morti, che affondano le proprie radici in tempi remotissimi. Dopo l’introduzione dell’agricoltura in area mediorientale e mediterranea (attorno al VI-VII millennio), le cerimonie festive vengono collegate ai cicli agrari. Non è difficile constatare, infatti, come tutte le celebrazioni più importanti si svolgano dall’inizio di novembre a marzo, il periodo cioè che va dal solstizio di inverno all’equinozio di primavera. In particolare, nelle antiche società agricole, il solstizio di inverno era identificato con la fine del tempo (da qui il fatto che in molte lingue il termine per indicare il tempo cronologico e il tempo atmosferico sia lo stesso). In società in cui la vita è legata strettamente ai cicli della terra, l’inverno coincide con la morte della natura e con il ritorno sulla terra dei defunti. Secondo Ippocrate le anime dei defunti facevano crescere e germogliare i semi ed erano preposti alla protezione dei raccolti. Tra gli inferi e il mondo dei vivi non c’era una seprazione netta, ma esisteva un legame. Pertanto, il periodo invernale coincide con una serie di ricorrenze, che variano in base alle variazioni climatiche delle diverse aree geografiche, che si ricollegano al culto degli antenati e sono volte a ristabilire un equilibrio fra la vita e la morte. Le cerimonie che si svolgono in queste occasioni consistono in cene abbondanti, elargizioni di doni, questue e giochi che sono destinati a manifestare ricchezza e opulenza, attraverso le quali i morti possono colmare la loro vuotezza. I doni, infatti, avevano spesso una forte valenza simbolica ed erano costituiti da mandorle, noci, melagrane, fave, arance e statuette antropomorfe. I destinatari di questi prodotti erano i bambini giacché, non appartenendo al mondo degli adulti, partecipavano tanto della natura dei vivi quanto di quella dei morti, ed erano per questo considerati i mediatori fra i due mondi. D’altra parte, i riti iniziatici a cui venivano sottoposti in pubertà rappresentavano una morte e una rinascita simboliche. Del carattere di intermediari è prova anche il fatto che ai bambini venivano tradizionalmente assegnati i nomi degli antenati. Nonostante l’intervento della Chiesa per assorbire in ambito cattolico tali festività, alcune di queste tradizioni pagane si sono mantenute fino ai giorni nostri. In molte località italiane ancora oggi , in concomitanza con la festa dei morti, si preparano dolci dai nomi eloquenti, come gli “ossi dei morti”, “le fave dei morti”, “il pane dei morti”, ecc. In Sicilia, per esempio, è ancora viva la tradizione di regalare i bambini i “Puppaccena” o “Pupi di zuccaro”, la tipiche statuette di zucchero colorato che rappresentano paladini, ballerine o altre figure antropomorfe (oggi possono raffigurare personaggi più attuali come gli eroi dei fumetti o i giocatori di calcio). Racconta lo scrittore Camilleri che, la notte del 1 novembre, prima di andare a dormire, i bambini, nascondevano sotto al letto una cesta che i defunti avrebbero riempito con dolci e regali. La mattina seguente iniziava la ricerca della cesta che, burlonamente, i morti avevano nascosto in qualche altra parte della casa. Fra le altre tradizioni che posssono suscitare la nostra curiosità per la loro somiglianza con le più famose feste di origine celtica, possiamo ricordare “La notte dei Fucacoste e cocce priatorje” che si svolge a Orsara di Puglia. Si tratta di un’antica manifestazione legata al culto dei defunti e destinata a creare un legame tra il mondo dei vivi e quelli dei morti: per tutto il paese si accendono dei falò in cui bruciano degli arbusti di ginestra, e accanto alle case si appendono delle zucche intagliate in cui bruciano dei lumi: anticamente si credeva infatti che le anime dei morti, guidate da quelle luci, potessero facilmente riconoscere la strada di casa. |